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30/10/2012Simona Cremonini
 
Dal seminario di Andromeda indicazioni per i terremotati
 
RIFIUTI INERTI DA TERREMOTO, ECCO COME MUOVERSI
 
La normativa e l'ordinanza del Presidente della Provincia di Mantova Alessandro Pastacci da utilizzare per lo smaltimento dei rifiuti da crollo o demolizione di edifici
 
Quali sono le procedure con cui le pubbliche amministrazioni e le imprese incaricate devono smaltire i rifiuti prodotti dal crollo di edifici, sia privati sia pubblici, a seguito dello sciame sismico di maggio che ha colpito in particolare il basso mantovano?
Illustrare la normativa e l'apposita ordinanza emessa dal presidente della Provincia di Mantova lo scorso 18 luglio, discutendole con sindaci, assessori, tecnici comunali e imprese incaricate alla demolizione e ricostruzione di edifici, è stato il centro del seminario tecnico “La nuova gestione dei rifiuti inerti post sisma a seguito dell'ordinanza del presidente della Provincia di Mantova” organizzato da Andromeda di Mantova (col patrocinio di Regione Lombardia assessorato territorio e urbanistica, Provincia di Mantova, Mantova Ambiente Srl, Comune di Quistello e Ordine degli Ingegneri della Provincia di Mantova) e tenuto lo scorso 25 ottobre presso il Cinema Teatro Lux a Quistello.
Ad affrontare il tema con la platea sono stati l'assessore all'ambiente della provincia di Mantova Alberto Grandi, il funzionario della Provincia di Mantova Giampaolo Galeazzi, Andrea Minari di Andromeda e il vicedirettore di Mantova Ambiente Fabrizio Cristofori, con un saluto del sindaco di Quistello Luca Malavasi.
Lo scorso 6 giugno il Decreto Legge 74 ha fissato gli interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal terremoto, stabilendo che “i materiali derivanti dal crollo parziale o totale degli edifici, quelli derivanti dalle attività di demolizione e abbattimento degli edifici pericolanti, disposti dai Comuni interessati dagli eventi sismici nonché da altri soggetti competenti o comunque svolti su incarico dei medesimi, sono classificati rifiuti urbani con codice CER 20.03.99, limitatamente alle fasi di raccolta e trasporto da effettuarsi verso gli impianti di stoccaggio provvisorio”, impianti individuati nello stesso decreto, escludendo però i siti e i manufatti contenenti amianto/eternit facilmente individuabili, per i quali l'accessibilità e l'agibilità deve essere valutata dai vigili del fuoco, confinando l'area, oppure in caso di presenza di amianto compatto adottando le precauzioni standard e depositando i dispositivi di protezione individuale in azienda per la successiva bonifica.
Il decreto ha inoltre stabilito che “Non costituiscono rifiuto i resti dei beni di interesse architettonico, artistico e storico, dei beni ed effetti di valore anche simbolico, i coppi, i mattoni, le ceramiche, le pietre con valenza di cultura locale, il legno lavorato, i metalli lavorati. Tali materiali sono selezionati e separati all'origine, secondo le disposizioni delle competenti Autorità (leggasi per esempio le Sovrintendenze), che ne individuano anche il luogo di destinazione.”
Il decreto, però, riportava per il conferimento dei rifiuti solamente 8 impianti siti in Emilia Romagna, escludendo di fatto i rifiuti lombardi e veneti, poiché non affrontava il vincolo dell'impossibilità prevista dalla normativa di muovere rifiuti tra regioni diverse, pur prevedendo che potessero essere movimentati tra province diverse in assenza anche di preventivo e specifico accordo.
L'ordinanza del presidente della Provincia di Mantova è quindi intervenuta per correggere questo grave empasse, che lasciava sul territorio ingenti quantità di rifiuti che non potevano essere smaltite sia per ragioni amministrative sia per l'esiguo numero di impianti a cui era possibile destinarli.
Con il parere degli organi tecnici ambientali e sanitari (Arpa e Asl) e in collaborazione con la Protezione Civile regionale, l'ordinanza è stata rivolta ai 36 comuni del territorio colpiti dal sisma, e ha indicato quali destinatari dei rifiuti gli impianti autorizzati a gestire rifiuti inerti anche non urbani in grado di trattarli e operarne il recupero, così da accorciare le filiere e ridurre le possibilità di migrazione dei rifiuti.
Gli impianti mantovani, a differenza di quelli emiliani, non hanno avuto dalla Provincia di Mantova la deroga per le analisi chimiche, per compilare formulari, per l'iscrizione all'albo dei mezzi deputati al trasporto. Quindi oltre ad aver puntato al recupero dei rifiuti prodotti, la provincia ha anche cercato di fare in modo che la gestione fosse affidata ad aziende professioniste del settore. Mantova Ambiente ha acconsentito a gestire tutte le problematiche del caso per conto dei comuni, nel rispetto dei dettami legislativi vigenti.
Se un privato si rivolge direttamente a un'azienda privata, invece, non essendo interessata l'amministrazione comunale il rifiuto seguirà la strada ordinaria. I materiali prodotti dai crolli, ovvero quelli gestiti dall'ordinanza, diventano rifiuti solidi urbani ma con appunto lo specifico codice CER 20.03.99 che li iscriverà in una contabilità separata da quella dei rifiuti da cassonetto o da raccolta differenziata e che potrà essere coperta con i fondi previsti dal Dl 74, mentre i rifiuti che i cittadini smaltiranno con aziende private con codice 17 non potranno più essere iscritti a questa copertura finanziaria.
 

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