
Richard Wagner è pesante. Solo un pazzo potrebbe negarlo. Una serie di elementi musicali, poetici e filosofici ce lo rendono distante, oscuro, quasi irraggiungibile. In Wagner la mitologia germanica, i miti dell'Edda, le saghe nibelungiche, ma anche i riferimenti a Bakunin,
Schopenhauer, Beethoven, i simbolismi e tutta quell'infinità di “ismi” ‐ capitalismo, comunismo, anarchismo, antisemitismo ‐ formano un'immensa nube di segni capace di offuscare anche la mente dell'ascoltatore più volenteroso. Eppure Wagner, attraverso le sue trame inenarrabili e gli eroi dagli elmi cornuti, parla direttamente alle nostre coscienze. Sigfrido, Tristano e Isotta, i nani nibelunghi e gli dei del Valalla, le figlie del Reno e Parsifal parlano di noi, delle nostre idee e delle nostre passioni, rivelando così l'uomo moderno a se stesso. E questo accade perché la sua opera è indissolubilmente legata al suo vissuto, a quella turbolenta quotidianità fatta di amicizie illustri, amori, tradimenti, viaggi, progetti titanici, entusiasmi, depressioni, sconfitte, successi, imprese alpinistiche, cani, pappagalli, creditori e benefattori. E proprio il punto d'incontro tra una vita così travagliata e rocambolesca e l'elevazione spirituale e quasi mistica della sua arte diventa oggetto d'interesse, incanto e vertigine come se fossimo davanti ad un'interminabile e ipnotica serie di attrazioni circensi. Wagner Cirkus diventa il contenitore – ironico, multiforme, imprevedibile – per questo universo affascinante e contraddittorio, che ci racconta come uno sfacciato, impudente, scroccone, umorale e a volte immorale ometto di Lipsia fosse anche un compositore straripante di vitalità, generoso fino all'autolesionismo, curioso, impavido, pronto a dare la propria vita in nome dell'arte. Ricercare quali siano le ragioni che legano il nostro tempo all'arte wagneriana, significa scoprire l'impercettibile punto di congiunzione che collega l'arte moderna alla grande tradizione romantica. Wagner, oltre a sancire una rivoluzione copernicana in ambito musicale, diventa infatti l'antesignano illustre di tanta arte del Novecento, dall'avanguardia storica all'arte contemporanea. Un viaggio che parte dalla poetica di Wagner per spaziare nei diversi orizzonti espressivi della contemporaneità, dal cinema (Werner Herzog e Lars Von Trier) all'animazione (William Kentridge), dall'arte figurativa (Francis Bacon) alla musica rock e alla psichedelia (Pink Floyd, Frank Zappa, Led Zeppelin). La scena diventa così il luogo d'incontro privilegiato tra Richard Wagner e questi diversi linguaggi espressivi, un incontro che del circo ha l'incanto e l'imprevedibilità.
Adattamento musicale Federica Falasconi
Drammaturgia Federico Grazzini, Giorgio Finamore
Regia Federico Grazzini
Attore Pietro Traldi
Soprano Sonia Ciani
Sound designer Carlo Tenan
INFORMAZIONI:
Teatro Sociale di Como – Via Bellini 3, Como. Dal martedì al venerdì, ore 13.00 - 18.00; Sabato, ore 10.00 - 13.00. Tel. +39. 031.270170 - Fax +39. 031.271472 info@teatrosocialecomo.it - www.teatrosocialecomo.it