
Diversi quotidiani e settimanali riportano le dichiarazioni dell’avv. Bongiorno relative alla persecuzione subita dalla stessa da parte dello stalker che in passato ha molestato Michelle Hunziker. La vittima dichiara: «Con quest’uomo combattiamo da un bel po’, è stato pure già processato. Cerco di arginarlo, non gli do retta, al telefono faccio rispondere dai miei collaboratori. Però, ecco, è abbastanza insistente». La notizia non ci stupisce. Spesso lo stalker «estende» la sua persecuzione alle persone vicine alla vittima, con la finalità di arrecare ulteriore danno psicologico alla stessa, farla sentire sotto pressione e auto-alimentare la sua speranza di ottenere una reazione diretta da parte della persona molestata. Lo stalker, in un caso su tre, dopo la denuncia/condanna continua a perseguitare la vittima, spesso con una ferocia maggiore al periodo precedente; non di rado questa condotta sfocia in atti gravi, tra cui l’omicidio della perseguitata. Questo ha diminuito drasticamente la fiducia delle vittime nell’autorità e le denunce per stalking. I dati di una ricerca dell’Osservatorio Nazionale Stalking confermano che la propensione a denunciare è bassa: solo il 65% degli intervistati (campione di 600 persone dai 18 ai 70 anni) denuncerebbe un caso di stalking, mentre tra coloro che optano per una non denuncia, il 70% indica come motivazione la mancanza di sicurezza nel periodo successivo e il 30% ha persino paura di non essere creduto dalle forze dell’ordine. Il 95% chiede che sia istituito per i presunti autori (stalker) un percorso di risocializzazione dato che nel solo nel 60% dei casi le misure cautelari fermano la recidiva dei presunti autori (uno su tre dopo la denuncia continua a perseguitare la vittima). In allegato il comunicato stampa completo.