
Segrate 1 giugno 2012
Quello che sta succedendo oggi a Segrate è la conseguenza dello scenario nazionale dopo il risultato delle recenti elezioni amministrative.
E' una conseguenza ovvia, ragionevole, ma, mi permettano, triste, mediocre. La barca del PDL affonda ed i topi, i gatti e i gattopardi la abbandonano, per procurarsi una nuova vita politica rimanendo però ben attaccati ai propri posti di potere.
Secondo me non è così che si fa. Io penso che Alessandrini, Gervasoni, Lazzari e tutti gli altri (9 consiglieri sui 14 eletti nel PDL!) abbiano ogni diritto di cambiare idea. Ma quando il rapporto fiduciario con gli elettori viene stravolto in questo modo, la cosa migliore da fare è riverificarlo: Alessandrini si deve dimettere e, se vuole continuare ad amministrare la città, riproporsi al giudizio degli elettori.
Il 29 marzo 2010 quando Alessandrini fu eletto sindaco, il contributo di voti maggiore gli venne dal Popolo della Libertà che fu di gran lunga il partito più votato: 7288 voti pari al 43,63% e gran parte di questi voti furono voti dati semplicemente al PdL, senza espressione di preferenze. Il quadro di rappresentanza politica che si vede oggi è cambiato completamente e irrevocabilmente.
E non vale che venga detto che si mantiene la fedeltà al programma elettorale, perché verrebbe di chiedere: quale programma?
Vorrei ricordare a chi è distratto che per giustificare la completa urbanizzazione del territorio prevista dal PGT approvato tre mesi fa dalla maggioranza di allora (PDL e Lega Nord), Alessandrini e Zanoli portarono a sostegno i contenuti urbanistici di ben due programmi elettorali, quello del 2005/2010 e quello del 2010/2015, ognuno presentato da maggioranze completamente diverse da quella che abbiamo da ieri.
Mi sembra che la confusione sia massima, i riferimenti improponibili, i collegamenti ai mandati degli elettori confusi, diradati.
La maggioranza che i cittadini hanno votato due anni fa non c'è più e la attuale inedita maggioranza ha due vie. Può fare la vecchia politica, quella del potere e dell'attaccamento alla poltrona ad ogni costo. Oppure chiedere la verifica elettorale, come nelle democrazie mature si fa quando le condizioni che c'erano al momento della precedente elezione sono così largamente venute a meno.
Dimissioni, un periodo di riflessione, un nuovo confronto con gli elettori: è così che si deve fare e fare subito.
Paolo Micheli
Capogruppo Consiliare di Segrate Nostra
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